L'inizio della fine
Interno notte.
Cucina arredata anni sessanta, luce al neon, due attori ed un’attrice.
Bianco e nero.
Sono solo in casa.
Tre volte la settimana, a quest’ora, sono solo in casa.
Ho fame. Ho già mangiato del pane ed ho ancora fame.
Mancano quindici minuti alle otto e non torna nessuno.
Uffa, ho già apparecchiato, leggerò.
Finalmente le chiavi nella porta. Sono tornati.
Parlano, parlano sempre tra loro, ma che avranno da dirsi poi? Andiamo che ho fame.
Profumo di mia madre.
Odore di fumo sulla tuta da lavoro di mio padre.
Ho buttato la pasta. Loro sono a lavarsi.
Mio padre è arrivato in cucina, finalmente tra poco si mangia.
Ha acceso la radio: notiziario delle venti.
Ma che dice, si capiscono due parole su tre, questa radio è finita come i miei.
Cosa? Zitti un po’ voi… zitti ho detto, che non si sente niente… dice che hanno messo una bomba… madonna ci sono un monte di morti… a Milano… in una banca a Milano… dice che forse sono stati gli anarchici… non è possibile, che stronzata è questa…
Non so che fare, anzi sì, telefono a F….
-Ma chi se ne frega se si consuma una telefonata, interessa a me!
-Pronto F. hai sentito la radio? Ah, l’hanno detto anche alla tele? Ora l’accendo… ma secondo te che è successo? Si. L’ho pensato anch’io, gli anarchici queste cazzate non le fanno… e se fossero stati i fascisti?
-Senti mangio qualcosa e ci vediamo in centro…ciao.
-Si, dopo esco… si anche stasera… ma dove volete che vada, in centro… Si, ma che casino, ora secondo voi le mettiamo noi le bombe… si, va bene, va bene, come volete…
Esterno notte.
Una piazza, grandi arcate ottocentesche, gruppo di attori che parlano concitati.
Bianco e nero.
No, guardate che ha ragione Bellico questi ci stanno preparando una trappola… hanno arrestato quel ferroviere… il Pinelli… hanno detto i compagni di Milano che lo stanno interrogando… povero Cristo, chissà quante ne rimedia…
Oh, domattina tutti davanti a scuola, sciopero naturalmente… bisogna organizzare i picchetti… no ragazzi un altro caffè non lo voglio.. dai, ciao, ci vediamo domani.
Esterno giorno.
Cancelli di un edificio scolastico, quattro attori distribuiscono dei volantini, un’attrice parla con un megafono, presenti n comparse
Bianco e nero.
No, non si entra… stamani sciopero… ma dove vivete, hanno messo le bombe, volete che le mettano anche qui? Macchè anarchici, non state a sentire quello che dicono, vi prendono per il culo… Oh, amico, estremisti un tubo, siete voi della FGCI che state sempre a cercare di trovare delle scusanti a tutto… non se ne può più dei vostri ragionamenti… e dai che state dalla parte dei padroni… stai calmino, capito, vai, vai in classe crumirino…
Forza ragazzi, formiamo il corteo…
Vai, eccoli, con la loro 1100 blu, perché non ce lo scrivono sopra: “Polizia politica”, sarebbero meno ridicoli…
-Si, ecco il volantino, no i documenti non li abbiamo… si, si fa il corteo c’è qualche problema? Parlatene con quel compagno là, quello con la sciarpa nera…
Ragazzi non abbiate paura, cercano di intimidirci, ma non possono farci nulla…
[questi alla fine, dai e dai, trovano rogna]
-Oh, Formaggino che hanno detto i questurini? Lo sapevo che non ci facevano andare in centro, hanno troppa paura… allora andiamo in corteo al Palazzetto dello Sport e facciamo assemblea…
-Forza, muoversi, si va al Palazzotto.
-G., con quel megafono, lancia qualche parola d’ordine… dai che poi si fa di corsa l’ultimo pezzo…
-Ora calma, noi entriamo a parlare con i prof che fanno ginnastica…
-Non ti preoccupare, coso, che quelli escono e anche alla svelta…
-Biondi, guardi che deve interrompere la partita perché c’è assemblea… no, guardi che non sono ordini e non siamo strafottenti, perché potevamo entrare tutti e trecento e lei si levava velocemente da qua… no, non vogliamo creare problemi, sempre che lei non li crei a noi… guardi. vada pure a dirlo a chi le pare, che tanto a noi non ce ne frega niente… si, se vuole può anche chiamarli, anzi stanno qui fuori, anche se sono in borghese… vada, vada, ci parli che è meglio per tutti…
-Fate funzionare questo coso, altrimenti si parla con il megafono… ragazzi, zitti, fate meno casino, la questione è seria… qui qualcuno ha deciso di mettere le bombe per farci paura, ma non hanno capito che così ci fanno soltanto incazzare di più… da Milano hanno detto che stanno rastrellando la città ed hanno già fermato almeno cinquanta compagni… questi vogliono farci paura, ma noi la paura la dobbiamo fare a loro… giusto?
[ boato, rumore di fondo] Bravi, così si risponde alle provocazioni… resta inteso che i prossimi giorni facciamo assemblea permanente [siamo forti, più forti di loro, cazzo]…
-G. dammi il megafono, forza:
Esterno giorno.
Aula magna di un edificio scolastico, due attori con un megafono parlano a n comparse.
Bianco e nero.
-Compagni, ieri l’anarchico Pinelli è stato ammazzato in Questura a Milano. Hanno detto che si è suicidato gettandosi da una finestra, ma di sicuro ce lo hanno buttato loro. Lo Stato ha paura e reagisce con tutti i mezzi. Dobbiamo lasciarli fare? Dobbiamo aspettarli a casa, fino a che non vengono a prenderci? Scendiamo nelle piazze, facciamogli vedere che non possono piegarci, uniamoci ai lavoratori che stanno rivendicando maggiori salari e migliori condizioni di lavoro, uniamoci ai nostri fratelli, per una vita migliore in fabbrica e per una scuola proletaria, che metta tutti nelle condizioni di studiare. Tutti, non soltanto i figli di papà, i figli di chi fa i soldi sulla nostra pelle e sulla pelle dei lavoratori!
Esterno giorno.
Un edificio scolastico, due attori distribuiscono giornali a n comparse.
Bianco e nero.
-Compagni leggete il “Valpreda Libero”, foglio di contro-informazione sull’arresto dell’anarchico Pietro Valpreda, che lo stato vuole incastrare come esecutore materiale dell’attentato di Piazza Fontana!
Dobbiamo mantenere la mobilitazione perché il compagno Pietro non diventi un mostro sbattuto in prima pagina!
-Senti Fabio qui mi sembra un gran casino, bisogna organizzarsi meglio, aprire questa cavolo di sede e cominciare a lavorare, perché a questi qui, mi sa, che gliene frega il giusto delle bombe… Questi ci vengono dietro se cominciamo a dare degli esempi… si, anche a scuola… facciamogli vedere che non vogliamo più sopportare la repressione a partire dai professori… che cosa si deve fare di preciso non lo so, parliamone… sentiamo Milano… facciamo più scioperi… senti ai GAP c’è riunione anche domani, andiamoci… anche se io nei Katanga non entro, non ho il fisico e lo scontro mi fa anche un po’ paura… senti, stai calmo, io preferisco dirlo apertamente, non come qualcuno che fa tanto il ganzo e poi ci ritroviamo soltanto in venti a spostare le macchine… al massimo faccio il cordone laterale… e poi non è mica obbligatorio andare allo scontro… non si vince mica in quattro bischeri per la strada… ci vuole l’organizzazione, ci vuole… macchè stalinista, ora se uno vuole organizzarsi diventa per forza stalinista…
-Oh. Stammi a sentire Fabio, io voglio vincere, mica divertirmi!
Immagine a pieno campo di una pagina del Corriere della sera del 29 dicembre1972.
Titolo in quarta.
Bianco e nero.
Oggi è tornato libero Pietro Valpreda. E’ stata, infatti, approvata una legge che prevede la possibilità di accordare la libertà provvisoria anche per i reati in cui è obbligatorio il mandato di cattura.
Immagine dell’aula del Tribunale di Catanzaro.
Scritta in sovrimpressione.
Bianco e nero.
18 gennaio 1977
Imputati: neofascisti, Sid e anarchici. La sentenza: ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini, assolti Valpreda e Merlino.
Immagine dell’aula del Tribunale di Catanzaro.
Scritta in sovrimpressione.
Bianco e nero.
13 dicembre 1984.
E’ iniziato il quinto processo che vede come imputati Valpreda, Merlino, Freda e Ventura. Tutti assolti.
Immagine servizio televisivo Rai 3.
Scritta in sovrimpressione.
Bianco e nero.
Giugno1990. Le indagini riaperte dal Pubblico Ministero Salvini subiscono una svolta decisiva. Delfo Zorzi, capo operativo della cellula veneta di ordine Nuovo, per sua stessa ammissione, è l'esecutore materiale della strage. Zorzi dopo l’attentato riparò in Giappone dove tuttora vive protetto dal governo Nipponico, che ha sempre rifiutato di concedere l’estradizione del neofascista.
Esterno giorno.
Atrio di una stazione.
Due attori conversano.
Colore.
- Ciao A., hai letto la notizia? Dai e dai dopo trentasei anni la Cassazione ha confermato che non ci sono colpevoli per la strage di Piazza fontana.
Come volevasi dimostrare!
-Si, lo so sembra assurdo anche a me, ma è così, d’altra parte lo sai, in Italia questo ed altro… non dobbiamo certo meravigliarci… e poi tutte le altre stragi? Sai cosa mi rende un po’ triste? Che a commentare questa cosa siamo rimasti i soliti quattro bischeri… si sempre quelli di allora… i sopravvissuti… hai ragione tu, siamo dinosauri in attesa del meteorite… comunque io la mia su queste storie voglio continuare a dirla… magari proprio a quelli della nostra generazione, che sembravano voler rivoltare il mondo e poi, com’era prevedibile, sono finiti a fare i dirigenti o nelle fabbriche o negli uffici o nei partiti, che poi è la stessa cosa… ma non ti preoccupare che le cose stanno cambiando… è che magari quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi… tutti struzzi catodici che passano il tempo contando gli spiccioli… non è che personalmente sia felice, ma tra poco vedrai quanti sogni infranti… e d’altronde i nostri figli campano soltanto grazie a noi… quando saranno soli cambierà la musica… senti non è bello da dirsi, perché sarà pure la situazione storica, dipenderà dalla controrivoluzione, dai problemi di tutti, ma sai che ti dico? Facciamo proprio schifo!
Ripensandoci, l’autunno di quell’anno fu effettivamente veramente infuocato, sia sul fronte sindacale che delle lotte studentesche. Troppo, probabilmente, per lo Stato ed i suoi apparati, che pensarono bene che era ora di raffreddare un po’ i bollenti spiriti soprattutto della classe operaia, che stava rialzando pericolosamente la testa dopo anni di ricostruzione, durante i quali gli era stato imposto di lavorare a testa bassa e a bocca chiusa.
Ecco perché il giorno antecedente il mio compleanno, alle 16 e 37 minuti, in Piazza Fontana, a Milano, furono spazzate via diciotto vite, falciate da una bomba che fece anche ottantasette feriti.
Era la risposta “algerina” dei padroni del vapore ai loro schiavi.
Era il primo di una lunga serie di attentati che, poi, la storia indicherà come “la strategia della tensione”.
Cucina arredata anni sessanta, luce al neon, due attori ed un’attrice.
Bianco e nero.
Sono solo in casa.
Tre volte la settimana, a quest’ora, sono solo in casa.
Ho fame. Ho già mangiato del pane ed ho ancora fame.
Mancano quindici minuti alle otto e non torna nessuno.
Uffa, ho già apparecchiato, leggerò.
Finalmente le chiavi nella porta. Sono tornati.
Parlano, parlano sempre tra loro, ma che avranno da dirsi poi? Andiamo che ho fame.
Profumo di mia madre.
Odore di fumo sulla tuta da lavoro di mio padre.
Ho buttato la pasta. Loro sono a lavarsi.
Mio padre è arrivato in cucina, finalmente tra poco si mangia.
Ha acceso la radio: notiziario delle venti.
Ma che dice, si capiscono due parole su tre, questa radio è finita come i miei.
Cosa? Zitti un po’ voi… zitti ho detto, che non si sente niente… dice che hanno messo una bomba… madonna ci sono un monte di morti… a Milano… in una banca a Milano… dice che forse sono stati gli anarchici… non è possibile, che stronzata è questa…
Non so che fare, anzi sì, telefono a F….
-Ma chi se ne frega se si consuma una telefonata, interessa a me!
-Pronto F. hai sentito la radio? Ah, l’hanno detto anche alla tele? Ora l’accendo… ma secondo te che è successo? Si. L’ho pensato anch’io, gli anarchici queste cazzate non le fanno… e se fossero stati i fascisti?
-Senti mangio qualcosa e ci vediamo in centro…ciao.
-Si, dopo esco… si anche stasera… ma dove volete che vada, in centro… Si, ma che casino, ora secondo voi le mettiamo noi le bombe… si, va bene, va bene, come volete…
Esterno notte.
Una piazza, grandi arcate ottocentesche, gruppo di attori che parlano concitati.
Bianco e nero.
No, guardate che ha ragione Bellico questi ci stanno preparando una trappola… hanno arrestato quel ferroviere… il Pinelli… hanno detto i compagni di Milano che lo stanno interrogando… povero Cristo, chissà quante ne rimedia…
Oh, domattina tutti davanti a scuola, sciopero naturalmente… bisogna organizzare i picchetti… no ragazzi un altro caffè non lo voglio.. dai, ciao, ci vediamo domani.
Esterno giorno.
Cancelli di un edificio scolastico, quattro attori distribuiscono dei volantini, un’attrice parla con un megafono, presenti n comparse
Bianco e nero.
No, non si entra… stamani sciopero… ma dove vivete, hanno messo le bombe, volete che le mettano anche qui? Macchè anarchici, non state a sentire quello che dicono, vi prendono per il culo… Oh, amico, estremisti un tubo, siete voi della FGCI che state sempre a cercare di trovare delle scusanti a tutto… non se ne può più dei vostri ragionamenti… e dai che state dalla parte dei padroni… stai calmino, capito, vai, vai in classe crumirino…
Forza ragazzi, formiamo il corteo…
Vai, eccoli, con la loro 1100 blu, perché non ce lo scrivono sopra: “Polizia politica”, sarebbero meno ridicoli…
-Si, ecco il volantino, no i documenti non li abbiamo… si, si fa il corteo c’è qualche problema? Parlatene con quel compagno là, quello con la sciarpa nera…
Ragazzi non abbiate paura, cercano di intimidirci, ma non possono farci nulla…
[questi alla fine, dai e dai, trovano rogna]
-Oh, Formaggino che hanno detto i questurini? Lo sapevo che non ci facevano andare in centro, hanno troppa paura… allora andiamo in corteo al Palazzetto dello Sport e facciamo assemblea…
-Forza, muoversi, si va al Palazzotto.
-G., con quel megafono, lancia qualche parola d’ordine… dai che poi si fa di corsa l’ultimo pezzo…
-Ora calma, noi entriamo a parlare con i prof che fanno ginnastica…
-Non ti preoccupare, coso, che quelli escono e anche alla svelta…
-Biondi, guardi che deve interrompere la partita perché c’è assemblea… no, guardi che non sono ordini e non siamo strafottenti, perché potevamo entrare tutti e trecento e lei si levava velocemente da qua… no, non vogliamo creare problemi, sempre che lei non li crei a noi… guardi. vada pure a dirlo a chi le pare, che tanto a noi non ce ne frega niente… si, se vuole può anche chiamarli, anzi stanno qui fuori, anche se sono in borghese… vada, vada, ci parli che è meglio per tutti…
-Fate funzionare questo coso, altrimenti si parla con il megafono… ragazzi, zitti, fate meno casino, la questione è seria… qui qualcuno ha deciso di mettere le bombe per farci paura, ma non hanno capito che così ci fanno soltanto incazzare di più… da Milano hanno detto che stanno rastrellando la città ed hanno già fermato almeno cinquanta compagni… questi vogliono farci paura, ma noi la paura la dobbiamo fare a loro… giusto?
[ boato, rumore di fondo] Bravi, così si risponde alle provocazioni… resta inteso che i prossimi giorni facciamo assemblea permanente [siamo forti, più forti di loro, cazzo]…
-G. dammi il megafono, forza:
Esterno giorno.
Aula magna di un edificio scolastico, due attori con un megafono parlano a n comparse.
Bianco e nero.
-Compagni, ieri l’anarchico Pinelli è stato ammazzato in Questura a Milano. Hanno detto che si è suicidato gettandosi da una finestra, ma di sicuro ce lo hanno buttato loro. Lo Stato ha paura e reagisce con tutti i mezzi. Dobbiamo lasciarli fare? Dobbiamo aspettarli a casa, fino a che non vengono a prenderci? Scendiamo nelle piazze, facciamogli vedere che non possono piegarci, uniamoci ai lavoratori che stanno rivendicando maggiori salari e migliori condizioni di lavoro, uniamoci ai nostri fratelli, per una vita migliore in fabbrica e per una scuola proletaria, che metta tutti nelle condizioni di studiare. Tutti, non soltanto i figli di papà, i figli di chi fa i soldi sulla nostra pelle e sulla pelle dei lavoratori!
Esterno giorno.
Un edificio scolastico, due attori distribuiscono giornali a n comparse.
Bianco e nero.
-Compagni leggete il “Valpreda Libero”, foglio di contro-informazione sull’arresto dell’anarchico Pietro Valpreda, che lo stato vuole incastrare come esecutore materiale dell’attentato di Piazza Fontana!
Dobbiamo mantenere la mobilitazione perché il compagno Pietro non diventi un mostro sbattuto in prima pagina!
-Senti Fabio qui mi sembra un gran casino, bisogna organizzarsi meglio, aprire questa cavolo di sede e cominciare a lavorare, perché a questi qui, mi sa, che gliene frega il giusto delle bombe… Questi ci vengono dietro se cominciamo a dare degli esempi… si, anche a scuola… facciamogli vedere che non vogliamo più sopportare la repressione a partire dai professori… che cosa si deve fare di preciso non lo so, parliamone… sentiamo Milano… facciamo più scioperi… senti ai GAP c’è riunione anche domani, andiamoci… anche se io nei Katanga non entro, non ho il fisico e lo scontro mi fa anche un po’ paura… senti, stai calmo, io preferisco dirlo apertamente, non come qualcuno che fa tanto il ganzo e poi ci ritroviamo soltanto in venti a spostare le macchine… al massimo faccio il cordone laterale… e poi non è mica obbligatorio andare allo scontro… non si vince mica in quattro bischeri per la strada… ci vuole l’organizzazione, ci vuole… macchè stalinista, ora se uno vuole organizzarsi diventa per forza stalinista…
-Oh. Stammi a sentire Fabio, io voglio vincere, mica divertirmi!
Immagine a pieno campo di una pagina del Corriere della sera del 29 dicembre1972.
Titolo in quarta.
Bianco e nero.
Oggi è tornato libero Pietro Valpreda. E’ stata, infatti, approvata una legge che prevede la possibilità di accordare la libertà provvisoria anche per i reati in cui è obbligatorio il mandato di cattura.
Immagine dell’aula del Tribunale di Catanzaro.
Scritta in sovrimpressione.
Bianco e nero.
18 gennaio 1977
Imputati: neofascisti, Sid e anarchici. La sentenza: ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini, assolti Valpreda e Merlino.
Immagine dell’aula del Tribunale di Catanzaro.
Scritta in sovrimpressione.
Bianco e nero.
13 dicembre 1984.
E’ iniziato il quinto processo che vede come imputati Valpreda, Merlino, Freda e Ventura. Tutti assolti.
Immagine servizio televisivo Rai 3.
Scritta in sovrimpressione.
Bianco e nero.
Giugno1990. Le indagini riaperte dal Pubblico Ministero Salvini subiscono una svolta decisiva. Delfo Zorzi, capo operativo della cellula veneta di ordine Nuovo, per sua stessa ammissione, è l'esecutore materiale della strage. Zorzi dopo l’attentato riparò in Giappone dove tuttora vive protetto dal governo Nipponico, che ha sempre rifiutato di concedere l’estradizione del neofascista.
Esterno giorno.
Atrio di una stazione.
Due attori conversano.
Colore.
- Ciao A., hai letto la notizia? Dai e dai dopo trentasei anni la Cassazione ha confermato che non ci sono colpevoli per la strage di Piazza fontana.
Come volevasi dimostrare!
-Si, lo so sembra assurdo anche a me, ma è così, d’altra parte lo sai, in Italia questo ed altro… non dobbiamo certo meravigliarci… e poi tutte le altre stragi? Sai cosa mi rende un po’ triste? Che a commentare questa cosa siamo rimasti i soliti quattro bischeri… si sempre quelli di allora… i sopravvissuti… hai ragione tu, siamo dinosauri in attesa del meteorite… comunque io la mia su queste storie voglio continuare a dirla… magari proprio a quelli della nostra generazione, che sembravano voler rivoltare il mondo e poi, com’era prevedibile, sono finiti a fare i dirigenti o nelle fabbriche o negli uffici o nei partiti, che poi è la stessa cosa… ma non ti preoccupare che le cose stanno cambiando… è che magari quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi… tutti struzzi catodici che passano il tempo contando gli spiccioli… non è che personalmente sia felice, ma tra poco vedrai quanti sogni infranti… e d’altronde i nostri figli campano soltanto grazie a noi… quando saranno soli cambierà la musica… senti non è bello da dirsi, perché sarà pure la situazione storica, dipenderà dalla controrivoluzione, dai problemi di tutti, ma sai che ti dico? Facciamo proprio schifo!
Ripensandoci, l’autunno di quell’anno fu effettivamente veramente infuocato, sia sul fronte sindacale che delle lotte studentesche. Troppo, probabilmente, per lo Stato ed i suoi apparati, che pensarono bene che era ora di raffreddare un po’ i bollenti spiriti soprattutto della classe operaia, che stava rialzando pericolosamente la testa dopo anni di ricostruzione, durante i quali gli era stato imposto di lavorare a testa bassa e a bocca chiusa.
Ecco perché il giorno antecedente il mio compleanno, alle 16 e 37 minuti, in Piazza Fontana, a Milano, furono spazzate via diciotto vite, falciate da una bomba che fece anche ottantasette feriti.
Era la risposta “algerina” dei padroni del vapore ai loro schiavi.
Era il primo di una lunga serie di attentati che, poi, la storia indicherà come “la strategia della tensione”.
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